Il 2021 è l’anno del 700centenario della morte (1321) di Dante Alighieri e il 25 marzo, “Dantedì”, è la giornata dedicata all’inizio delle commemorazioni di Durante Alighieri detto Dante. Si, perché il Sommo Poeta in realtà si chiamava Durante ma egli decise di cambiare il nome accorciandolo di una sillaba perché lo riteneva troppo lungo e quindi poco incisivo. Un vero e antesignano genio del Marketing!
Cominciamo con il dire che Dante, fiorentino di nascita e di spirito, voleva prendere parte fattiva alla vita politica fiorentina, ma per farlo era necessario appartenere a una delle Arti Fiorentine. In quel periodo non ne esisteva una dedicata agli artisti, scrittori o poeti, così Dante intraprese la professione di Speziale, oggi farmacista, perché contemplata. Avete fatto caso che quando pensiamo a lui ce lo raffiguriamo con l’abito rosso che l’iconografia ci tramanda da secoli? Pochi sanno infatti che quell’abito lo indossavano proprio gli uomini che professavano l’Arte degli Speziali.
Tutti noi conosciamo l’amore folle e platonico e “per sempre” che Dante provò per Beatrice, conosciuta all’età di 9 anni, alla quale dedicò gran parte delle sue opere e che ritroveremo come l’angelo del Paradiso nella Divina Commedia. Quello che non sapevamo e che non fece lo stesso con la sua famiglia, infatti sia la moglie Gemma Donati, che sposò con matrimonio combinato da giovanissimo, sia i 4 figli non vennero mai menzionati in nessuna delle sue opere e sonetti; altra curiosità riguarda la figlia Antonia che quando decise di diventare suora, nelle sue nuove vesti prese il nome di Suor Beatrice!
Per quanto riguarda la sua opera più conosciuta e più famosa, la Divina Commedia, in realtà si sa ben poco; non sappiamo in quale periodo della sua vita fu iniziata, quando esattamente fu composta e soprattutto da come gli venne l’idea. Un’opera avvolta ancora oggi nel mistero, ma di una cosa siamo certi: Dante non l’aveva affatto chiamata così, aveva definito il suo scritto una “commedia”. Solo successivamente, Boccaccio, suo ammiratore, dichiarò che quella “commedia” era effettivamente Divina.
Non tutti sanno che circa il 15% del vocabolario in uso nella nostra lingua può essere fatto risalire a Dante che indubbiamente curò l’italiano scritto e parlato più di chiunque altro prima e dopo di lui. Con la sua Divina Commedia egli aprì la strada non solo all’italiano parlato ma alla letteratura italiana, perché non dimentichiamo che prima di Dante la lingua italiana era molto disprezzate per le opere letterarie.
La Divina Commedia è un’opera sorprendentemente di grande contemporaneità. Tradotta in molte lingue del mondo, la traduzione ha facilitato la sua divulgazione tanto che da essa sono state tratte citazioni e pezzi di opera presenti in adattamenti cinematografici, in film e serie TV quali ad esempio, Hannibal, Ghostbusters II e Law & Order. E cosa dire del mondo della canzone? Il nostro Jovanotti in Serenata Rap chiude la quartina della sua canzone con “amor che nullo amato, amor perdona”. Venditti che prende ben due citazioni e li inserisce nei testi sia di Ci vorrebbe un amico e Notte prima degli esami. Per non parlare del rocker Ligabue in Siamo chi Siamo o il Maestro Battiato che nel brano Testamento riporta tanto dell’Inferno di Dante.
Dante era un uomo non solo colto ma godeva anche di una straordinaria memoria. Si narra che un giorno seduto su una panchina di fronte al Duomo di Firenze un passante gli chiese cosa stesse mangiando e lui rispose: “un uovo”. Un anno dopo lo stesso uomo ripassò di lì e rivedendolo sulla stessa panchina, per verificare la sua famigerata memoria gli chiese: “Come?” e Dante prontamente rispose: “Con il sale”!
Dante visse in un momento in cui Firenze stava attraversando un periodo difficile a livello politico e il suo attivismo lo portò dopo la guerra tra Guelfi e Ghibellini e la battaglia di Campaldino contro Arezzo all’esilio, a Ravenna, dove visse per venti anni e li vi morì. Dante fu sepolto in un sepolcro nei pressi della Basilica di San Francesco in Ravenna, dove tutt’ora giace. Vi chiederete perché no a Firenze? Sebbene Papa Leone X, avesse chiesto di trasferire le ossa di Dante a Firenze, qualcosa andò storto. Quando il sarcofago arrivò a Firenze delle ossa di Dante non vi era nessuna traccia.
Per molti secoli il mistero rimase insoluto fino a quando, nell’abbattere un tratto di muro nei pressi della cappella di Braccioforte a Ravenna, fu trovata una cassetta di legno, con la scritta “Dantis ossa”. Un’operazione dei frati di allora che vollero evitare che Dante lasciasse Ravenna, nascosero i suoi resti.
Dante Alighieri, che verrà sempre classificato come il papà della lingua italiana, autore di uno dei capisaldi della letteratura italiana che ancora oggi tutto il mondo ci invidia, fu un uomo che non ebbe pace neanche nella morte.