“La moda passa, lo stile resta”, è questa la famosissima frase pronunciata dalla donna che cambiò il modo di vestire delle donne, il design e la cultura popolare del XX secolo. Una donna capace di precorrere i tempi del femminismo, un’anticonformista, una professionista sopra le righe che divenne una figura fondamentale nella storia della moda. Ogni sua collezione era un evento indimenticabile e imperdibile, ogni sfilata della Maison Chanel ancora oggi è il momento clou della fashion week parigina.
La sua storia la conosciamo in tanti ma ci sono alcune curiosità, alcuni aspetti della sua vita che solo chi ha letto tante sue biografie può carpirne i segreti e spiegare una figura così complessa, a volte ammantata di mistero.
Nata in Francia nel 1883 e rimasta orfana di madre ancora piccola, venne affidata dal padre ad un collegio di suore; malgrado la sua infanzia infelice, ciò non le impedì da adulta, di ottenere dalla vita quello che desiderava: celebrità e gloria.
Non tutti sanno che nel 1908 CHANEL dà vita a un progetto che prevede la realizzazione di cappellini in paglia con nastri di raso, una novità quasi “scandalosa” rispetto ai tempi che volevano copricapi sontuosi e ingombranti, forgiati con stoffe importanti. Il successo della vendita dei suoi cappelli le permise di ampliare il proprio orizzonte e di staccarsi dallo stile sfarzoso della Belle Époque, troppo ricco di corsetti, ornamenti, strati e strati di tessuto, sottogonne, drappeggi e decori.
Colpita dalla scomodità di quelle vesti, “ruba” capi dal guardaroba maschile e assecondando le forme del corpo femminile, prova su sé stessa nuovi tagli, realizzando lunghe gonne diritte, pantaloni, cardigan e bluse morbide con tessuti impensabili per l’epoca: l’uso del jersey, tessuto elastico e comodo, usato dai pescatori di Deauville, fece la comparsa con grande stupore negli armadi delle signore. I colori che utilizza preferibilmente sono il blu scuro, il beige e il grigio. Ma verso la metà degli anni ‘20 ecco che COCO presenta un capo rivoluzionario, la petite robe noir, il celebre tubino nero, senza cuciture in vita, da indossare con fili di perle. Fino a quel momento nessuna donna aveva mai osato vestire di nero, se non in momenti di lutto e soprattutto non aveva mai indossato una gonna così corta.
Ma la sfrontatezza di COCO non si ferma qui: infatti fu la prima donna a pensare all’abbronzatura come strumento di bellezza ed esponendosi al sole assunse un incarnato colorato, per la quale venne notata e copiata. Anche questo fu un gesto di “rottura” in tempi, parliamo sempre degli anni ’20, in cui la bellezza era associata al candore della pelle.
Precedentemente, durante la Prima guerra mondiale, inventa un pigiama per le donne, dal taglio elegante e in seta e allo stesso tempo comodo, per permettere alle sue clienti, di non perdere il loro fascino quando scendevano in strada nel cuore della notte durante i bombardamenti.
COCO è stata la prima stilista ad associare il suo nome ad un profumo e, senza saperlo, inizia a dare vita a un’idea di Life Style.
Negli anni ‘30 varca l’oceano per approdare in America dove Samuel Goldwyn, famoso produttore, la ingaggia per rilanciare l’immagine delle grandi star del cinema e farle realizzare i costumi dei suoi film. A New York le manda un treno personale, completamente rivestito in avorio (uno dei suoi colori preferiti) che la condurrà a Los Angeles. Alla stazione, ad accoglierla fu la giovane Greta Garbo che lei inizierà a vestire insieme ad altre attrici quali Katharine Hepburn e altre divine. Qualche tempo dopo, rientrò in Europa, con un altro dei suoi capi iconici: il tailleur, per il quale sceglie stoffe morbide come il tweed, la gabardine e la vigogna.
A bilanciare l’estrema pulizia delle linee dei suoi completi, introduce i bottoni con la testa di leone (suo segno zodiacale), la camelia (suo fiore preferito) e la doppia C che, dal 1959, diventerà il simbolo ufficiale della sua casa di moda. Simbolo che COCO prese in prestito dalle due C impresse sulle vetrate dell’Abbazia di Obazine, dove passò la sua infanzia.
Lo stile Chanel è ormai leggendario: agli abiti, negli anni, si sono aggiunti gli accessori (l’iconica borsa 2.55 ispirata al borsello maschile o la Boy con lavorazione in pelle matelassé dedicata al suo grande amore Arthur Chapel), le catene e la bigiotteria (i fili di perle da lei tanto amate), i profumi e le creme. A tale proposito si narra che COCO con uno staff di medici elaborò una lozione lenitiva per pelli arrossate, realizzata per l’imperatrice Eugenia moglie di Napoleone III, una delle donne più eleganti d’Europa.
La vita di CHANEL è costellata di aneddoti e curiosità: dagli amori infelici e travagliati ma che furono di grande aiuto alla sua ascesa, alla fama; alle amicizie molto discusse con i nazisti, al suo vivere per decenni in una camera dell’Hotel Ritz, al suo meraviglioso palazzo quartier generale della Maison in Rue Cambon 31, tutto è stato funzionale al suo successo.
E che dire dei suoi famosi aforismi? Bene, fu lei stessa a commissionare, ad un poeta con il quale ebbe una liaison, delle frasi da usare durante le interviste per sottolineare la sua pungente sagacia.
Gabrielle Bonheur CHANEL che tutto il mondo conosce semplicemente come COCO CHANEL muore il 10 gennaio del 1971, 50 anni fa, ed è riconosciuta come un mito. Il suo nome è sinonimo di stile, eleganza, è un modo non solo di vestire ma di essere. Se oggi il nostro guardaroba è quello che conosciamo lo dobbiamo soprattutto a lei ma anche all’uomo che ne ha raccolto la sua eredità per decenni dopo la sua morte e che incarnerà perfettamente l’idea di stile di Chanel: Karl Lagerfeld con il suo tocco personale soprattutto nelle sfilate, progettava e creava eventi emozionanti e rievocativi al passo con la modernità ed in grado di far rivivere la visione di una grande stilista che ha segnato la nostra epoca.