Oggi il caffè delle 11 lo beviamo in compagnia di Cecilia Bernardini de Pace, Corporate Partnership Manager di Oxfam Italia, che ci spiega come Oxfam ha vissuto questo ultimo anno e cosa ha fatto per dare il proprio contributo in un momento cosi difficile a livello mondiale.
Buongiorno Cecilia, un anno a dir poco complicato il 2020…
Sicuramente, un anno strano, complicato e spesso doloroso. Siamo stati travolti da una pandemia globale che continua a portare via vite e a destare grande preoccupazione per il futuro.
Noi di Oxfam ci siamo da subito attivati e ad oggi abbiamo raggiunto 11 milioni di persone, per proteggerle dal virus e continuare a salvare vite.
L’anno che arriva ci dà anche qualche speranza nella possibilità che un vaccino possa difenderci da questo virus, ma sappiamo che nessuno è al sicuro se non lo siamo tutti. Per questo ci battiamo per un piano di azione globale che assicuri l’accesso gratuito alle cure sanitarie per tutti.
Oxfam Italia tra le tante attività che svolge, si è sempre occupata anche di organizzare diversi eventi sul territorio per la raccolta fondi. Come ha impattato l’emergenza Covid in questo senso?
Purtroppo, come conseguenza di questa situazione, tutti gli eventi a contatto con il pubblico sono stati annullati fino a ottobre/novembre e quindi, ovviamente, c’è stato un impatto negativo in termini di raccolta fondi per questo specifico segmento. Fortunatamente, tra novembre e dicembre siamo riusciti ad attivarci con i nostri volontari e a organizzare, in piena sicurezza e conformemente alle Direttive Vigenti, tutta l’attività dei Pacchi di Natale che per noi é davvero fondamentale per raccogliere fondi e aiutare chi è più vulnerabile.
In mancanza di questi eventi, che vi davano la possibilità di incontrare e tenere un rapporto diretto con i vostri donatori, come siete riusciti a comunicare con loro?
In realtà, per organizzazioni strutturate come Oxfam, non sono solo gli eventi a permettere di raccogliere fondi. Gli eventi sono un importante addendo delle molteplici modalità di partnership che instauriamo con le aziende che agiscono con noi tramite collaborazioni programmatiche su emergency, community services, programmi di sviluppo e temi strutturali di sostenibilità sociale che non sono state impattate dalla impossibilità di realizzare eventi in presenza.
Tante campagne di raccolta fondi sono state annullate, altre sono nate spontaneamente da personaggi dello spettacolo che, intercettando i bisogni degli addetti ai lavori e della gente comune, si sono messi a disposizione o si sono fatti promotori di raccogliere fondi e hanno riscosso un grande successo. Pensa che azioni così estemporanee possano aiutare il mondo del fundrasing?
Certamente si. Il mondo del fundraising trarrà sicuramente insegnamenti e spunti dalle nuove modalità a cui ci si è dovuti obbligatoriamente affiancare e ispirare.
Penso alle landing page delle organizzazioni per le raccolte fondi o ai grandi portali che riuniscono la possibilità di donare verso cause più o meno comunicate.
Basti pensare alla raccolta Ferragni-Fedez e alla potenza di comunicazione e raccolta che questa ha avuto. Il digital aiuta nell’immediatezza e istintività oltre che velocità della donazione stessa.
Su quali valori, idee e modi di relazione puntate oggi, nel periodo post Covid, per sensibilizzare il donatore attraverso gli eventi?
Sicuramente riprenderemo a muovere la raccolta fondi anche attraverso gli eventi non perdendo di vista quello che abbiamo appreso da questo periodo, ovvero le potenzialità dell’online per l’engagement con i donatori, che deve vivere necessariamente di pari passo con tutte le attività offline.
Avete già ipotizzato degli eventi live per il 2021?
Abbiamo in studio diverse opzioni e sicuramente per tutti i contatti su cui oggi stiamo lavorando prevediamo anche eventi fisici senza mancare di aggiungere “in caso di situazione avversa” e prevedere comunque un’opzione B on line per non trovarci impreparati data l’incertezza in cui ancora oggi ci troviamo ad operare.