Se c’è un evento o una ricorrenza che unisce tutti intorno ad una tavola, questo è il Natale. Le case si riempiono di addobbi, le strade sono deserte e i fornelli sono tutti accesi perché ognuno di noi vuole, a tutti i costi, preparare una cena o un pranzo, sicuramente migliore dell’anno precedente ma che continui a parlare di tradizione e di usanze familiari.
Le nostre tavole saranno un tripudio di colori e sapori, di profumi e piatti stracolmi di pietanze e cibi tipici della nostra tradizione con un’unica differenza: la regionalità. Sì, perché se è pur vero che alcuni cibi saranno presenti nelle nostre tavole da nord a sud, è anche vero che ogni regione aggiunge una specialità, un piatto tipico del territorio, che si andrà ad affiancare al piatto di tradizione familiare. Quindi oltre al panettone, pandoro, al torrone e alla frutta secca presenti dalla Valle d’Aosta alla Sicilia, le nostre tavole saranno più ricche ed eterogenee di quello che ogni famiglia possa immaginare.
Cosa mangeranno i siciliani? E i sardi? I lombardi e i pugliesi? Andiamo alla scoperta delle tavole degli italiani in un viaggio virtuale tra cucine e alimenti delle regioni.
Partiamo dalla Sicilia e la prima cosa che salta all’occhio è che nel loro menù non sono previsti brodi e brodetti, cibo definito “ospedaliero”; qui il menù si apre all’insegna dei fritti, pesce, carne, verdure e ortaggi, tutto in pastella; crispelle con ricotta o acciughe, la pasta ‘ncaciata, una pasta al forno che abbiamo imparato a conoscere dal Commissario Montalbano, per proseguire con il falsomagro, un rotolo di carne farcito di tutto e di più, che di magro non ha proprio nulla. Contorni di verdure certamente sì: caponata, broccoli “affugati” con acciughe, cipolla e formaggio pepato e per concludere i dolci siciliani: il buccellato, i cannoli, la cassata, sicuramente non possono mancare!
Attraversiamo lo Stretto e andiamo in Puglia dove il Natale è di tradizione marittima. Si parte con antipasto di focacce e pizze farcite, per poi assaporare crudità di frutti di mare, cozze gratinate, alla tarantina, polipetti, gamberi e seppie. Il primo piatto “cavatelli ai frutti di mare”, il secondo baccalà fritto e si dà spazio anche al cibo dell’entroterra, con l’agnello alla leccese, per concludere il pasto con le cartellate, dolci fritti con il vin cotto o il miele.
Riprendiamo il nostro viaggio culinario e dopo aver attraversato il Molise, con i maccheroni al cavolfiore, la trippa e i mustaccioli, l’Umbria con gli spaghetti alla nursina, il piccione o il fagiano in salmì e il panpepato, approdiamo in Toscana dove ci aspetta un antipasto di crostini con i fegatelli, tortellini in brodo, pollo farcito, arrosto o faraona, in alcune zone il caciucco, la rinomata zuppa di pesce, o le lumache. Per rendere dolce un menù già ricco, ecco serviti in tavola il panforte, i brigidini, i ricciarelli e i cantucci con un buon vin santo.
Lasciamo la Toscana e facciamo sosta nell’Emilia-Romagna. Il menù prevede un ricco antipasto di salumi e formaggi, il prosciutto di Parma, il salame di Felino, la mortadella di Bologna, i ciccioli secchi o freschi, la coppa piacentina. Tortellini o cappelletti? Poco importa, ma vanno sempre in brodo, seguiti da un piatto ricco di bolliti, accompagnato da salsa verde, rossa agrodolce o la Peara, salsa a base di pane, midollo e brodo. Per i dolci il pan di Natale servito a quadrotti, i tortelli ripieni fritti o al forno e l’immancabile zuppa inglese.
Facciamo un salto in Piemonte e il Natale per i piemontesi è il vitello tonnato, l’insalata russa, gli agnolotti del plin, bolliti misti, un buon brasato al Barolo e per finire in dolcezza le bignole.
Il viaggio potrebbe continuare ancora ma vogliamo concludere con il Natale a tavola dei napoletani. Un vero evento e che merita un discorso a parte! Qui si inizia a cucinare giorni e giorni prima, il pranzo inizia alle 13.30 e continua per ore e ore, niente è lasciato al caso e nessuno si può esimere sia nella presenza a tavola perché non importa se dovete farvi centinaia di chilometri per essere presenti, e tantomeno potete rifiutare una portata. Il pasto inizia con la famosissima “insalata di rinforzo” che di insalata non ha proprio nulla… si passa alla pizza di scarola, un must natalizio, la minestra maritata, spaghetti a vongola, sartù di riso, capitone e baccalà fritto, verdure di stagione ripassate, fritte o gratinate. E dei dolci che dire: struffoli, mostacciuoli, susamielli, sfogliatelle e un po’ di torrone di Benevento. E il babà? Certamente non può mancare, perché come dice una canzone “Il babà è una cosa seria, è una cura che fa bene”.
Questo viaggio tra le nostre cucine e le nostre case ci fa capire come il cibo per noi italiani non è solo “mangiare” ma è condivisione, è aggregazione, coccola e, se ci fate caso, siamo l’unico popolo che a tavola, parla di cibo! Quindi a tutti voi, in qualunque città vi troviate: Buon Natale!