Milano è la città dell’industria e dell’imprenditoria, della finanza e delle banche, una città operosa e sempre in movimento che ha anche un lato straordinariamente romantico che ci parla di sé: i Navigli, la Galleria Vittorio Emanuele, il Duomo che con le sue guglie spicca nel cielo lombardo con in vetta la Madunìna che, di oro vestita, domina la città. Ma tra tutti c’è un “tempio” che si affaccia su una piazza, appena fuori la Galleria, che più di altri la rappresenta agli occhi del mondo intero: Il Teatro alla Scala. Un’istituzione nel mondo della musica, della lirica, del melodramma e dell’arte. Fu il primo teatro al mondo ad essere illuminato con l’energia elettrica. Ma andiamo con ordine e partiamo dal suo nome. Il Teatro alla Scala prende il nome da Beatrice Regina della Scala, che nel 1381, fece erigere la Chiesa di Santa Maria alla Scala che si affacciava nella piazza omonima. Nel 1776, Maria Teresa D’Austria volle costruire proprio su quella piazza un teatro e fece abbattere la chiesa per far posto al tempio della musica.

Qualche cenno storico

Il Teatro fu realizzato dall’architetto Giuseppe Piermarini e venne inaugurato il 3 agosto del 1778 con un’opera di Antonio Salieri, l’Europa riconosciuta. Fu soltanto secoli dopo, nel 1940, che la stagione musicale del teatro venne inaugurata il 7 dicembre, giorno dedicato al Patrono di Milano, Sant’Ambrogio. Da allora il teatro mantiene la tradizione a cui tutti i milanesi sono affezionati. La Prima della Scala è ormai l’evento mondano più atteso in città. La musica e la cultura sono certamente le grandi protagoniste ma è anche un evento di costume con il quale l’alta borghesia milanese celebra sé stessa, con glamour ed esclusività.

Nel 1951, proprio il 7 dicembre, esordì per la prima volta sul palco il soprano Maria Callas; fu proprio la Scala ha darle i suoi più grandi successi. Dovete sapere che sul palcoscenico esiste “il Punto Callas” ovvero un punto esatto, individuato da lei, dove far arrivare la voce con la stessa intensità, ovunque. Si dice anche che qualche addetto ai lavori abbia visto girare, a teatro vuoto, il suo fantasma.

E parlando di palcoscenico, possiamo dirvi che dopo la ristrutturazione dell’intero teatro, avvenuta nei primi anni del 2000, per opera dell’architetto Mario Botta e dell’ingegner Franco Malgrande, oggi è il palcoscenico più avanzato al mondo, il più tecnologico. Pensate che ha una movimentazione articolata che parte da 18 metri sottoterra e può portare scene che si erigono per 4 metri di altezza, al di sopra del normale palco.

Non solo Teatro

Ma legate alla struttura vi sono delle altre particolarità che vogliamo raccontarvi. Una delle attrattive più interessanti della Scala è senz’altro il lampadario centrale che conta oltre 400 lampadine, apparentemente in cristallo di Boemia, ma in realtà alcune parti sono in plastica in quanto il suo peso sarebbe diventato eccessivo e quindi pericoloso. Quello attuale è la copia di quello dell’800, distrutto durante la Seconda Guerra Mondiale. Il Palco centrale, posto di fronte al palcoscenico, è ad uso esclusivo delle Istituzioni Locali e Nazionali, mentre i palchetti intorno possono essere affittati. Un tempo i “palchetti” erano di proprietà delle famiglie aristocratiche e benestanti milanesi. Potevano essere arredati a proprio gusto, con arredi pregiati e relativi addobbi, con l’obiettivo di esprimere lo status sociale dei suoi occupanti. L’unica cosa che non poteva essere toccata era la tendina che dava sulla platea, rigorosamente rossa e uniformata alle altre. Tra tutti i palchetti, spicca il “palchetto n. 13”. Ancora oggi non si ha traccia di chi fosse il proprietario ma certamente doveva essere un curioso, in quanto è interamente tappezzato di specchi, sapientemente posizionati in modo da poter vedere tutto e non farsi sfuggire nulla.

Da alcuni carteggi ritrovati, si narra che nei secoli addietro il teatro fosse anche un luogo di ritrovo, in quanto in uno dei “ridotti” al secondo piano vi era una vera e propria cucina, dove i signori facevano cucinare i propri pasti dalla servitù. Sempre in quel periodo la platea, destinata alle classi inferiori, era composta da 700 sedie che potevano essere spostate per creare degli spazi liberi dove poter ballare, giocare a carte e persino assistere a gare di equitazione. Nel ‘800 nel ridotto della Scala funzionava una bisca dove i signori potevano accedere da mezzogiorno alle 4 del mattino.

Un’ultima curiosità riguarda il “loggione”. A partire dal 1820, prima a Parigi e poi a Milano, comparvero delle agenzie che scritturavano uomini e donne in qualità di “supporter”. Erano dei veri professionisti degli applausi che, a richiesta, occupavano il loggione dietro compenso economico. Esisteva infatti un listino prezzi che prevedeva il pagamento per gli uomini di 25 lire e per le donne di 15.

Il Teatro alla Scala fu la “casa” di Toscanini, Rossini, Donizetti, Puccini ma soprattutto di Verdi, il compositore più legato a Milano e alla Scala. Per non allontanarsi troppo, Verdi preferì abitare per anni ad un centinaio di metri dal teatro, scegliendo come sua residenza il Grand Hotel et de Milan.

I milanesi sono già in fermento per la Prima alla Scala che quest’anno apre la stagione con il “Don Carlos” capolavoro di Giuseppe Verdi, diretto da Riccardo Chailly e con la regia di Lluis Pasqual. Buon Sant’Ambrogio a tutti!

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