Salite e campioni da record

Pedalando in bicicletta: il Giro d'ItaliaCon questa frase inizia una celebre canzone di Riccardo Cocciante dedicata alla bicicletta.  Ma sono tantissimi i cantautori e cantanti italiani che si sono ispirati e hanno dedicato i loro brani ai grandi campioni del ciclismo e, in particolar modo, a coloro che hanno partecipato al Giro d’Italia.

Ed è proprio da qui che oggi vogliamo partire per parlarvi di un evento importante, non solo sportivo, che ha in questo ultimo secolo raccontato la storia d’Italia, il costume e la società, un viaggio vero e proprio alla scoperta di paesaggi, territori, e bellezze artistiche. Un evento internazionale senza pari che fa conoscere al mondo l’Italia. Ed era così sin dagli inizi.

Il Giro d’Italia detto anche semplicemente Giro o Corsa Rosa è una corsa a tappe, maschile, di ciclismo professionistico su strada e si svolge solitamente attraverso le regioni italiane. Prende il nome nel 1931 dal colore della Gazzetta dello Sport che da sempre ne organizza la competizione.

Partiamo dal secolo scorso

Pedalando in bicicletta: il Giro d'ItaliaL’idea fu di tre giornalisti italiani che nel 1909 organizzarono una gara a tappe, che in quella occasione partì alle 2.53 di notte da Piazzale Loreto a Milano e si concluse dopo 8 tappe, con un totale di 2447 km percorsi. Il Premio della vittoria fu di ben 5.325 lire.

Ci sono tantissime notizie e curiosità sul Giro d’Italia e cominciamo a dire che quello di quest’anno, che partirà il 6 maggio, è la 105ª manifestazione. La partenza è prevista da Budapest e, solo alla quarta tappa, la carovana del Giro rientrerà in Italia, in Sicilia.  Abbiamo parlato di gara maschile, ma ci fu un’eccezione: nel 1924 salì in sella anche una donna, Alfonsina Strada; di questo evento non sappiamo molto di più, né tanto meno il perché la partecipazione fu solo in quella edizione e perché non ve ne furono altre.

Abbiamo detto che è una fantastica vetrina per il nostro Paese e, le nostre montagne, ne diventano le protagoniste, in quanto del giro si aspettano sempre le famose “salite”, alcune di queste famosissime.

Salite e campioni da record

Salite e campioni da recordPartiamo con il Monte Zoncolan, il Kaiser, semplicemente la salita più dura del ciclismo mondiale, passiamo al Mortirolo che consacrò Pantani “il Pirata” e lo fece entrare nella leggenda. Il Passo Fedai che dal 1970 fece il suo ingresso in una tappa ed entrò immediatamente nei cuori di tutti gli appassionati del giro. Il Passo Pordoi, passo dolomitico, è una delle cime che Fausto Coppi amò di più, e citando il “Campionissimo” non possiamo fare a meno di ricordare lo Stelvio, la cima più alta del giro che fu una delle imprese più straordinarie che egli realizzò: dopo essere rimasto indietro, la sua pedalata gli consentì di sfilare la Maglia Rosa ad un ciclista svizzero, che fino ad allora era in testa.

Il record assoluto di vittorie del Giro spetta a Binda, Coppi e Merckx che ne detengono il primato con 5 vittorie, a seguire Bartali, Gimondi e Magni con 3. Per i successi di tappa invece il primo è Mario Cipollini che ha superato Binda di una misura e si attesta, con 42 vittorie, sul podio della classifica. Un altro record da segnalare è quello di Eddy Merckx che ha indossato la Maglia Rosa per ben 78 volte. Nessun altro ne è stato capace.

La tappa più lunga della storia del Giro è da sempre la Lucca-Roma nell’edizione del 1914 di ben 430,3 Km. che fu vinta da Girardengo in 17 ore e 19 minuti. Girardengo che, prima dell’avvento di Coppi, era soprannominato il “campionissimo”. Molti anni dopo la sua morte Francesco de Gregori per ricordare il mito di quegli anni gli dedicò la canzone “Il Bandito e il Campione”.

Coppi e Bartali una coppia di campioni

Coppi e Bartali, campioni immortali del Giro d'ItaliaSicuramente un grande momento di aggregazione intorno al ciclismo fu negli anni 40-50 perché fu caratterizzato dalla grande rivalità tra Coppi e Bartali, argomento che teneva banco tra gli sportivi e gli amanti del ciclismo. Ma le rivalità all’interno del Giro vi sono sempre state, non dimentichiamo quella tra Binda, Girardengo e Guerra e negli anni successivi quella tra Moser e Saronni e Gimondi e Merckx.

Bartali e Coppi però avevano una marcia in più. Sono stati forse i più importanti ciclisti di sempre. I due si diedero battaglia, dominando la scena in 8 anni, vincendo 8 giri (5 coppi e 3 Bartali), conquistando 39 tappe (22 Coppi e 17 Bartali), 4 tour de France (due a testa) e 7 gare della Milano-Sanremo (4 Bartali e 3 Coppi). Competizioni che videro contrapporsi sempre con rispetto il Ginettaccio Bartali e l’Airone Coppi. La loro rivalità fu vissuta allora come una metafora per la suddivisione sociale e politica del Paese, divisa dalla visione laica, impersonata da Coppi e d’influenza cattolica quella che Bartali rappresentava con la sua devozione. Addirittura, la politica nelle prime elezioni repubblicane si appropriò di loro come simbolo e bandiera dei due Partiti contrapposti: Il Partito Comunista e la Democrazia Cristiana. Divisione strumentale in quanto poco aderente ai fatti reali.

Di Coppi si occupò tanto la stampa, non solo per le sue vittorie, ma negli ultimi anni, soprattutto per essersi innamorato e aver resa pubblica la sua storia con “la Dama Bianca”, alias Giulia Occhini, con la quale istaurò una relazione sentimentale che portò alla ribalta il concetto di adulterio: Coppi era già sposato e questo divise l’opinione pubblica che, nella maggioranza, gridò allo scandalo. Il 2 gennaio del 1960, per colpa della malaria presa in Africa e non diagnosticata in tempo, muore all’età di 40 anni il Campionissimo Fausto Coppi. Al suo funerale parteciparono decine di migliaia di italiani, di gente comune che si era appassionata alle sue imprese. Il giorno dopo la morte, Gino Bartali arrivò con quel passo pesante che aveva sempre, entrò nella camera ardente, prese la mano di Fausto Coppi e piangendo disse: «È incredibile, è incredibile».

Il grande duello, la grande rivalità, finì proprio in quel momento.

Di Bartali si seppe, molto dopo la sua morte, che aiutò la resistenza facendo la staffetta, con la sua bicicletta e portando messaggi strategici ai partigiani che lottavano sui monti.

All’inizio vi abbiamo detto che proprio questi campioni di ieri e di oggi sono stati di ispirazione per cantanti e cantautori. In chiusura vogliamo citare anche gli Stadio che omaggiarono con il loro brano “E mi alzo sui pedali” il Pirata Pantani, così come ha fatto Francesco Baccini con la sua canzone “In Fuga”. Famosissima “Bartali” di Paolo Conte e “Coppi” di Gino Paoli. Campioni che anche la televisione ha onorato, dedicando loro miniserie e docufilm.  Non ci resta che aspettare il 6 maggio per assistere ad un altro Giro che sicuramente ci racconterà la bellezza del nostro territorio ma non ci farà più vivere i fasti di un tempo che fu.

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