Maurizio Savi del Centro Diagnostico Italiano

Abbiamo incontrato Maurizio Savi, direttore marketing del Centro Diagnostico Italiano e abbiamo chiacchierato, sorseggiando un caffè, di salute, sanità, dell’importanza della comunicazione in questo settore e abbiamo cercato di capire che futuro ci aspetta e quali sono i progetti che il CDI ha in cantiere.
Maurizio Savi del Centro Diagnostico Italiano

Ciao Maurizio, la prima domanda che vogliamo farti è frutto di questo difficile periodo per la sanità dove le informazioni, si sovrapponevano e a volte si contraddicevano, insomma un gran caos. Quanto è importante la comunicazione in questo momento così critico?

È fondamentale riuscire a dare informazioni chiare, semplici e complete, soprattutto in un periodo in cui sono molte le voci a levarsi, anche da ambiti non qualificati, generando solo confusione aggiuntiva. Come sempre è importante saper scegliere le fonti corrette cui attingere notizie e aggiornamenti. Purtroppo, la situazione è molto complessa e anche la conoscenza e la comprensione del fenomeno sono cresciute “strada facendo”, ma proprio per questo sarebbe stato forse più opportuno dosare meglio il flusso – a volte compulsivo – delle notizie diffuse

Il CDI è una grande realtà nel tessuto milanese che negli anni ha ampliato notevolmente i suoi servizi e si è radicato fortemente in quasi tutto il territorio lombardo con ben 29 strutture tra sedi e poliambulatoriali. Un’operazione di marketing molto importante. Quali sono state le motivazioni alla base di questa scelta e quali risultati avete ottenuto?

Il Centro Diagnostico Italiano

La motivazione base è quella di avere il paziente al centro della nostra attenzione e quindi di poter fornire un servizio sempre più diffuso e disponibile; per questo abbiamo rafforzato la presenza e capillarità territoriale di una più vasta gamma di offerta clinica. Il miglior risultato è proprio dato dalla fedeltà e soddisfazione dei nostri pazienti testimoniata dalle surveys fatte nel corso dell’anno. Abbiamo retto il momento più difficile della chiusura e delle zone rosse, insistendo sull’importanza della prevenzione proprio in questo periodo in cui le patologie – più o meno nascoste e conosciute – hanno fatto spesso la differenza rispetto alla pericolosità della pandemia

In questo ultimo anno malgrado l’evento Covid, voi, siete riusciti a garantire, tra i pochi, le prestazioni ambulatoriali ma anche le visite di prevenzione. Come vi siete organizzati?

Telediagnosi

Abbiamo applicato tutte le norme relative alla garanzia di sicurezza sia dei pazienti che dei nostri operatori: triage all’ingresso,  dispositivi di massima sicurezza per gli operatori ( a salvaguardia quindi anche dei pazienti in visita) separazione dei flussi in entrata e uscita, mascherine chirurgica per tutti i pazienti (fornita da noi nel caso), contingentamento degli accessi per evitare assembramenti, costante sanificazione di locali e ambulatori e, in ultimo, vaccinazione di tutti gli operatori

Si parla di ristrutturare la sanità soprattutto a livello territoriale, in quanto la pandemia ha mostrato che vi sono delle carenze strutturali importanti. Come vedi il futuro della medicina post pandemia? Cosa abbiamo imparato?

Dal punto di vista meramente organizzativo mi auguro si sia capita l’importanza della collaborazione tra pubblico e privato, il secondo molto spesso in grado di dare supporto e alleggerire il “carico” che è piovuto sul pubblico; naturalmente a monte di ciò è fondamentale poter garantire alla sanità gli investimenti necessari al proprio costante miglioramento. A livello dei cittadini credo si sia evidenziata la necessità di forte attenzione a tutti i percorsi di prevenzione e “vita sana”, quello che tecnicamente definiamo Medical Wellness non improvvisato, ma affidato alla regia di personale sanitario qualificato

Il teleconsulto, in questo ultimo periodo è stato fondamentale per mantenere il rapporto medico-paziente. Secondo te continuerà o torneremo alla tradizionale visita in ambulatorio?

InnovazioneCredo sia necessario proseguire su questa strada, ma con un progressivo sviluppo di una più completa telemedicina che preveda quindi anche la tele refertazione, il monitoraggio da remoto dei cronici, l’uso a domicilio di corretti Devices medici per la rilevazione costante dei parametri vitali.  Il teleconsulto è stato il primo passo, ma bisognerà comunque lavorare molto – in termini di comunicazione – per sviluppare una cultura più fiduciosa anche verso questo sviluppo della medicina e credo che in questo le giovani generazioni saranno sicuramente avvantaggiate.

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